lunedì 5 agosto 2013

L'anima al microscopio

Sono tornata ormai da dieci giorni e mi rendo conto di quanto possa essere brutto chiudere questo blog con un post come l'ultimo che ho scritto; di una malinconia incurabile, una cascata inarrestabile di immagini vivide di questo mio ultimo anno di vita, che guardacaso coincide con il mio Erasmus.

Scrivere questo post appena tornata avrebbe significato fare una copia dell'ultimo scritto, dal carattere tragico, avendo nelle narici ancora l'aria di Berlino.
Scriverlo tra una settimana avrebbe significato scrivere di un fatto capitato troppo tempo addietro per poterne assaporare ancora il profumo dell'esperienza vissuta.

E' dura essere consapevole di star scrivendo l'ultimo post di questo blog, e chiudendolo, chiudere una delle ultimissime porte del mio Erasmus. Chiuderle come si chiudono le porte di un baule del tesoro prezioso, con mille serrature, dopo aver assicurato il contenuto ed essersi beati dello splendore là dentro con un ultimo sguardo, ed un sospiro. Quel sospiro delle persone anziane, che hanno visto tanta bellezza passare durante la vita, un sospiro che i bambini non conoscono.


Come ho già detto, guardare indietro con sguardo malinconico è giusto, ma stupido.. 
Ma in questo momento faccio lo sgambetto al giusto, e vorrei che la sensazione di dover tornare a Berlino in pochi giorni che non mi abbandona se ne andasse con una lacrima che non arriva mai. 

Tornare, abbandonare, andare e arrivare; una climax meravigliosa di movimenti che lasciano la scia della nostra persona sui sentieri percorsi.

Quello che ho scritto non ha molto senso, ma prendetene solo l'essenza e non provate a capirla, un viaggio è da vivere e purtroppo per quanto ci si possa sforzare, non da raccontare. Grazie a chiunque abbia letto questo post da quel fatidico 19 settembre. Grazie a chi mi ha seguita e supportata, e grazie sopratutto a chi ha condiviso anche solo un briciolo di Erasmus con me. Vorrei fare una lunga lista di persone.. Ma detesterei dimenticare qualcuno. E grazie a te, Berlino <3

Quindi semplicemente e di cuore:
GRAZIE!

sento comunque che non sarà l'ultimo post.. 
Come ogni migliore avventura conclusa, ce ne sono mille altre concatenate che si sviluppano..

 http://vimeo.com/31916136

<3



martedì 16 luglio 2013

Burgeramt Lankwitz, Berlin, 16.07.13, 12:30

Ragazzi miei... Ci rivedremo mai?
Anche se fosse non sarà mai più la stessa cosa... Come spiegarlo a chi non l'ha vissuto? 

Niente più 181, 187, S25 o U6. Niente più io e Fede siamo sulla stessa linea di un autobus.
Niente più Halbauer Weg, niente più Hausmeister, e i trapani dei lavori in cantina al venerdì mattina. Niente più Frau Morhardt, niente più cene in cucina, niente più frigo che puzza, il corridoio interminabile, essere arrivata a riconoscere chi di voi era in cucina dal rumore dei vostri passi, dal vostro modo di muovere le cose. Niente più Alberto che sbatte la porta che se ci fosse Mosconi la chiuderebbe con più calma.
Niente più spiegare a chi non abita ad Halbauer Weg perchè dobbiamo andarcene alle 23.30 che domani dobbiamo studiare, niente più sapere memoria chi lascia la cucina sporca, niente più chiudi la finestra che ad Javi ad ottobre hanno portato via tutto, niente più chi accidenti sta cucinando un cadavere in cucina? Niente più Sara a barricarsi in camera con le candele profumate accese.
Niente più l'insgamabile momento in cui manca internet e ci troviamo tutti in cucina a fare non si sa bene cosa.
Niente più Ramadan a sorpresa, niente più lezioni di storia politica internazionale prima di cena, niente più mi presti la scopa che quella in cucina l'hanno rubata, niente più chiudete quella cavolo di porta, che ormai quello che ruba pizze e birra è parte della famiglia. Niente più ragazzi, ho fatto la cheesecake, niente più non posso far da mangiare perchè il tipo delle pulizie sta dando lo straccio cantando i Red Hot Chili Peppers. Niente più che schifo sto forno, già a settembre faceva schifo ma nessuno l'ha mai pulito. Niente più Adri che bussa e chiede di diritto il pisolino sul mio letto che al pomeriggio è esposto al sole, niente più disturbare gente a caso e hai lasciato il bagno chiuso a chiave, tonto. Niente più ok, belli i club di Berlino, guardiamo un film da Maria stasera? Niente più uscire dai club alle otto ed essere a letto alle nove quando va bene.
E c'era gusto nel dirlo. Noi siamo quelli che abitano lontano, quelli che hanno scelto la vita difficile. Quelli che abitano "nei pressi di Berlino".
Niente più andiamo da Penny che con 25 euro ci mangio due settimane. 
Niente più Lankwitz o Alt-Mariendorf?

E alla fine, chissenefrega della birra a 1.50 euro, Kreuzberg o Prenzlauer Berg; la mia Berlino, il mio centro, il mio cuore che batte continuerà a pulsare dove la mia Berlino mentale ha avuto modo di costruirsi giorno per giorno.
Chissenefrega di Mustafà, del Kater Holzig, di Goerlitzer Park, del Berghein, della Humboldt o della Freie: tutto questo non sarebbe altro che un grosso e colorato pezzo di una città in movimento senza il vostro soffio vitale che farà danzare i miei ricordi come una fiammella accesa.

Senza di voi nulla di tutto ciò avrebbe avuto senso; tra nove numeri non abiterò nemmeno più formalmente qui. 
Ma non tradurrò nulla di tutto ciò, già è troppo doloroso scriverlo in italiano.
Senza di voi Berlino non esiste.
La Berlino più bella è la Berlino che abbiamo diviso come fratelli e che ci siamo mangiati, fetta dopo fetta, e che ora non verrà mai digerita, piuttosto brillerà per sempre nei nostri stomaci. 
E saremo per sempre capaci di riconoscerci, anche a distanza...

Qui albeggia. dovrei finire di fare la valigia.

mercoledì 10 luglio 2013

Shed my skin

Oggi ho fatto il mio ultimo esame qui alla Freie.

La professoressa avrà di che ridere almeno per un po' di tempo con il mio compito.
All'inizio dell'esame ha aperto il mio dizionario per controllare che non avessi bigliettini ed ha trovato solo un cuore disegnato a penna nera su foglio bianco. Irene, l'anno scorso, probabilmente a Zattere.
Ha sorriso. Non sa quante risate invece si farà a leggere tutto il mio esame.

Ma questo non era il punto, il motivo per cui ho aperto la pagina di scrittura sul blog. 

Vorrei sempre essere evitare di essere fatalista... Ma uscita dall'aula, salutati i compagni, recuperato due Schein, e pagato l'ultimo affitto dello studentato ho comprato un crostino da Back Factory a Rathaus Steglitz e mi sono fermata dalla fontana a mangiarlo. Un solo crostino. 

Un pensiero si è avvicinato piano piano, lasciando il mio sguardo sospeso nel vuoto, a mezz'aria; mancano solo 7 giorni alla partenza.

Ed ora mi rendo conto come quelle canzoni che tanto mi avevano incoraggiata alla partenza ora sono le stesse che mi consolano al ritorno. Come ho già detto, i punti di riferimento ora sono in subbuglio: casa e destinazione ora non sono ben definiti, e oriento le parole della canzone che sto ascoltando nella direzione che sto seguendo ora, che non saprei bene dire se è verso casa, un ritorno, un andata, un passaggio. 

Stasera ultima cena tutti insieme, e momenti malinconici nel guardare le foto da settembre con quelli che sono stati la mia famiglia da settembre. Dopodomani Sara parte. E Federica è partita lunedì. Ero totalmente anestetizzata da pensieri che in quel momento mi hanno impedito di lasciarmi andare a scene melodrammatiche.
Ora tante cose mi ronzano per la testa, come non sapere come ringraziare queste persone. 

Lettere? Regali? Tutto mi sembra così banale..
Come fare a ripagare persone così per aver ricevuto da loro una ricchezza tale?





sabato 6 luglio 2013

Un po' lo soffro lo stress.

Sono la studentessa Erasmus meno modello del mondo:
vado alle feste solo quando ne ho voglia, studio di domenica, faccio davvero esami.
Suona tutto così strano?
Io sorrido sorniona, perchè anche se sembra che nulla mai mi tocchi quando sorrido non chiudo certo gli occhi!


venerdì 5 luglio 2013

Moti apparenti e ritorni reali

Il punto d'arrivo ed il punto di ritorno non esistono più dopo Berlino.

Sento qualcosa che prude sotto la suola delle scarpe, mi fa ballare, brucia le palme dei piedi.
Il suolo è la mia carne e la pelle che mi ricopre è la polvere del mondo; in movimento, qualcosa che balla al vento. Che arriva dappertutto, che arde, che brucia il bianco degli occhi.
Ogni passo non è un passo ma il dondolarsi della terra con me.
Un cullarsi insieme, uno splendido twist come quando camminando nel bagnasciuga al mare sai che dal pelo dell'acqua in giù tecnicamente sei già mare; i centimetri di te che immergi non ti appartengono, sono sposati all'acqua e dall'acqua appassionatamente avvolti. 
Sei mare e danzi con lui: hai illusione di decidere i tuoi spostamenti, ma è lui che conduce. 
Così è la mia pelle, la polvere, la carne e le mie radici che raggiungono il centro della terra. Radici abbastanza lunghe ormai per girarla tutta senza che si stacchino mai. 
Devo muovermi e spostarmi, queste radici mi accompagnano nelle stagioni che verranno in un moto apparente di cui non sono padrona!

La mia casa è la tua casa.
Dov'è la mia casa?
Ragazzi, non avreste saputo farmi una domanda più difficile.

giovedì 27 giugno 2013

Il primo volo è il salto più bastardo ma si deve fare

L'Erasmus ti da l'illusione che tutta la vita possa essere così.
Se non si distingue l'Erasmus dalla vita si rimane succubi di un continuo rincorrere il progetto internazionale alla ricerca di renderlo realtà, vita quotidiana.
Una volta finito l'Erasmus il capitolo, per quanto bello, si conclude ed è inutile cedere alla nostalgia, tanto più patetico cercare, cadendo nell'ovvio fallimento, tutti gli aspetti dell'Erasmus nella vita a casa. E' ovvio anche il perchè: ci si ha convissuto per un anno, ed è difficile staccarsene.
La vita è vita, l'Erasmus è un progetto universitario.
La vita non è un Erasmus. Ed immagino che tornare alla vita di prima vorrà dire riconoscere i propri limiti, quei limiti che l'Erasmus fa sperare di non avere, accrescendo il coraggio e lo slancio nelle persone.
Non sto dicendo che l'Erasmus dia illusioni assolute, credo solo che l'Erasmus dia un generoso slancio per buttarsi nel futuro e nelle sue sfide: ma è stupido continuare a cercare nel futuro tutte le caratteristiche della vita dello studente Erasmus. E' stupido cercare nel mondo il torpore ed il benessere del grembo materno. E' stupido non approfittare di quello slancio e invece di tuffarsi nel mondo con quel coraggio, cercare di tornare indietro, alla ricerca di qualcosa che ci ha spinti a vedere più in là del nostro naso ma che ora non c'è più.
La vita ha degli ostacoli che gonfiano le paure fino a dimenticare qual'era l'obbiettivo all'inizio. E l'Erasmus non deve essere un continuo ricorrere a quei 10 mesi per tutto il resto della nostra vita, ma la forza in più nel saltare quegli ostacoli.
L'Erasmus ha solo un difetto, infatti.
L'Erasmus prima o poi deve finire.

- una Rita molto malinconica, Bondeno, 27 maggio


mercoledì 12 giugno 2013

5 Tense and aspect

Una donna accompagna il marito dal medico per una visita. Dopo il controllo, il medico richiama la donna nel suo ambulatorio e le dice: "Tuo marito ha una malattia molto grave, unita ad uno stress terribile. Se non fai quanto ti dirò, sicuramente a breve morirà. Ogni mattina, preparagli una abbondante e sana colazione. Sii gentile e assicurati che sia sempre di buon umore. Preparagli qualcosa da mangiare che sia salutare e che possa portare al lavoro. Quando rientra tardi la sera, preparagli una cena speciale. Non tediarlo con le faccende di casa poichè questo aumenterebbe il suo stress.. Non parlargli dei tuoi problemi, non litigare con lui, peggioreresti il suo stato di stress. Fai in modo che si rilassi la notte, usa abbigliamento intimo sexy e fagli molti massaggi. Rallegralo incitandolo a guardare qualche sport in tv. Fai l’amore con lui più volte durante la settimana, soddisfa tutti i suoi capricci sessuali. Non sgridarlo quando andrà in giro a far baldoria con gli amici. Se puoi fare questo durante i prossimi 10-12 mesi, credo che tuo marito si rimetterà completamente."


Di ritorno a casa il marito chiede alla donna:
-“Cosa ti ha detto il medico?"
-“Che stai per morire."


Grazie a Köning e Gast per disseminare per il loro libro di grammatica di paragone inglese/tedesco queste perle, il mio pomeriggio di studio cambia volto <3

giovedì 6 giugno 2013

La rivolta ed il silenzio


La vedete questa?
E' la manifestazione di solidarietà per la Turchia che si è svolta lo scorso lunedì a Kreuzberg.


Essere studente Erasmus è un buon punto di partenza per iniziare ad avere prospettive ampie non solo sul proprio paese od il paese ospitante, bensì anche e soprattutto per provare interesse sincero e non meramente accademico/saccente da esibire al bar ai fatti che accadono in Europa e nel mondo.
Ci si sente cittadini europei, lo si è sentito dire tante volte. 
Non c'è nulla di più vero, per quanto possa sembrare frase fatta.
Sottolineo, è un punto di partenza dal quale il singolo studente Erasmus può appigliarsi per acuire il proprio interesse nei fatti di cronaca: è scelta dello studente se aprire le ossa della scatola cranica o lasciarle rigide, così come sono, così come le vogliono loro. Dico questo perchè è da stupidi parlare per gli Erasmus in generale, siamo tanti, siamo diversi, e lo scopo per cui si è partiti varia sempre di persona in persona.

Io parlo per me, e per la sete di conoscenza che questa esperienza mi ha messo addosso.

Per sete di conoscenza intendo anche il grado di comprensione e di compassione che se non già presente si è amplificato oltre ai limiti di quello che prima di settembre poteva essere un range di notizie che ritenevo importanti o meno, impilando tutto quello che mi arrivava in una scala gerarchica d'importanza. Questa esperienza mi sta insegnando che non c'è gerarchia alle notizie quando riportano vita d'altri, e probabilmente me ne rendo conto solo ora, che questi cosiddetti "altri" si mostrano a me così tangibilmente, nella vita quotidiana.

Lo studente Erasmus è avvantaggiato confronto agli altri: costruendo una rete di conoscenze internazionali ha il privilegio di sentire parlare i diretti interessati del fatto di cronaca riguardante il loro paese, di poter ascoltare storie da testimoni reali, sentire le opinioni, si può accendere d'interesse, immedesimarsi fino all'ultima goccia di sangue dell'interlocutore.

Ed in ogni caso, anche senza sentire testimonianze dirette, l'interesse per cosa succede all'estero è sempre acceso. 
In particolare quando si tratta di giovani come me che lottano per i propri diritti. 
Il silenzio che dilaga per la maggior parte dei contatti facebook dei miei coetanei sui fatti di Gezi a Istanbul mi rattrista.

Se non ci facciamo noi solidarietà chi cambierà le cose? 

Forse se anche in Italia non ci accontentassimo di come stanno le cose... Ma le cose così stanno bene a tutti. E oltre a non sfiorare nemmeno con il pensiero l'idea di fare qualcosa per cambiare la situazione, zitti tutti, della Turchia non si parla.

 «Turchia, la rivolta causa il blocco di Facebook e Twitter. Da noi potrebbe succedere il contrario.» Spinoza

non avrei saputo spiegarlo meglio di così.

Resistanbul!

venerdì 31 maggio 2013

Questo post non vale niente

La mia camera è un casino, la mia vita è tutto un viaggio. Sono le 12:17 e la roba da leggere dorme nel pc, un pugno di pioggia a fine maggio scaraventata oltre la mia finestra, un raffreddore da orsi ed il biglietto di ritorno in tasca.
Se mi suona il telefono parte Louie Louie, aspetto chiamate, dunque. In programma milkshake, crepes e Kater Holzig.
Berlino riesce a non essere triste con questo tempo, e nemmeno io lo sono!

Il 17 luglio 2013, e non voglio contare quanti giorni mancano, tornerò in Italia, e stavolta ci rimarrò.
Almeno per un po'.
E cerco di pensare a come riuscirò ad arginare la malinconia, mi vengono in mente feste, concerti, studio, visite e vacanze. Tutto va bene finchè la testa sarà occupata.
Ma c'è tempo.

Lampi, tuoni, questa città cerca di dirmi qualcosa. Tenderò di più l'orecchio, ho ancora tempo...


venerdì 17 maggio 2013

e dopo Lana del Ray..

... Abbiamo ancora di che disperarci, camminando per strada, andando in autobus, aspettando la ubahn, la sbahn, il tram, aspettando un amico all'angolo, in fila da Mustafà, in fila al club, facendo caso a tutti gli stramaledetti muri di Berlino: H&M ha deciso di martoriarci ancora il senso della vista con un nuovo bombardamento di pubblicità, e stavolta la protagonista non è una sconosciuta di cui ignoro lo scopo su questa terra, ahimè. Tutt'altro!

E' Beyoncè. Sì, proprio lei. Vi spiegherò la mia disperazione.

Alle volte, i miei tipici momenti di crisi esistenziale, coronati da domande ricorrenti come

"Perchè faccio lingue e non tecniche della moda?"
"Perchè sono a Berlino e non ad Alicante?"
"Perchè non ho fatto una scuola alberghiera invece di un liceo scientifico?"
"Perchè i miei genitori non sono milionari ed entrambi bilingue?"
"Perchè scelsi tedesco e non spagnolo?"
"Perchè il pane è fresco quando è caldo?"
"Quant'è quant'altro?"

culminano con l'ultima, sferzante e mortale domanda:

"Perchè non sono nata Beyoncè?"

Ma questa pubblicità sta riuscendo a farmela odiare, facendo crollare la mia indissolubile e gerarchica scalata alle domande esistenziali bieche e senza fondo, nelle quali mi crogiolo nei momenti di noia, impressionando il prossimo, se mi esibisco verbalmente al di fuori del mio pensiero.

A' Bionsè... Ma non vedi che t'hanno modificato fino a farti diventare una nana senza sedere, ma ciò che è ancora più grave, non troneggi più tra le mie pare esistenziali!?


Senza di te le mie pare non saranno più le stesse.

lunedì 13 maggio 2013

Sò soddisfazioni.

La soddisfazione di trovare, dopo anni di ragionamento e ricerca, la traduzione giusta di un termine in dialetto ferrarese. Non in italiano però - bensì in inglese.

"L'usta" termine intraducibile in una unica parola in italiano, che potrebbe essere reso ma non nella sua pienezza di sfumature con "criterio" o "buon senso" in inglese si può comodamente rendere "common sense". 

Scusate ma la soddisfazione era tale che dovevo scriverlo anche qui.

sabato 11 maggio 2013

Un cuore fritto a forma di pinzino

2 kg di farina, olio, latte, lievito sale e l'aiuto di un paio di forti polsi in più ad impastare: è così che qui a Berlino non dimentico di cosa sanno i pinzini, tondi come li fa la mia nonna, dorati e col buco al centro. 

La soddisfazione di portare un po' di Ferrara anche a tavola qui è tanta, quando tutti chiedono incuriositi ed a bocca piena di cosa si tratta; mai mi sono trovata a spiegare cosa fossero precisamente i pinzini, cresciuta in un paese come Bondeno dove alle fiere ed alle feste in piazza il gazebo sfrigolante d'olio è sempre stato d'obbligo.
Dove i volontari friggono pinzini a volontà, e friggerebbero anche te se potessero, e la gente non ha mai chiesto di cosa sono fatti da quanto sono abituati a mangiarne, avendo sicuramente in casa almeno una persona che li prepara.

Pinzini a Ferrara, gnocco fritto a Modena, e chissà quanti altri nomi ha in giro per l'Emilia, è parte della quotidianità gastronomica di molte famiglie nella mia zona.

Ieri sera qui ad una grigliata improvvisata in studentato ho portato un po' di me a tavola: dentro quei pinzini c'era molto di più degli ingredienti che io e Albi abbiamo usato e la preparazione è stata molto di più di una chiamata Skype a mio papà che a sua volta era al telefono con mia nonna, intenta a spiegare minuziosamente ogni singolo punto della ricetta.

La sua voce felice al ricevitore arrivava anche a me, nelle note di entusiasmo nel precisare i passaggi della preparazione: nei miei nonni vedo la tradizione, e nella voce di mia nonna al ricevitore ieri la contentezza nel portare quella cultura di cui fanno parte attraverso di me anche qui,così lontano da casa, fisicamente e concettualmente.

Nello spiegare cosa c'è dentro, non ho spiegato solo la ricetta.
A quelle facce sorridenti e contente di mangiare qualcosa di nuovo e di italiano io stessa mi sono separata in ingredienti, ho spiegato me stessa dentro quell'impasto, le mie radici, quello che sono i miei nonni, i miei genitori, l'umidità che respiriamo, l'afa d'estate e la nebbia d'inverno, la pianura sconfinata, la nostra incorreggibile "zeta", le ultime difficoltà, la voglia di non mollare di noi emiliani.

E mangiando quel pinzino hanno mangiato anche un po' di me, un po' di tutta la mia terra.




giovedì 9 maggio 2013

Un giorno senza luce ormai.

Potrebbe anche essere che stia ascoltando questo tipo di musica.

Potrebbe essere anche che oggi non sono uscita, che la luce fuori accompagni la musica a me come per andare all'altare; potrebbe essere la polvere sul pavimento, la mia scrivania in preciso disordine, i libri dormienti, la mia pigrizia che langue sotto le unghie smaltate della mia mano destra.

La matita tra le righe stampate in nero su quella Bibbia di diritto privato, un leggero fruscìo che riga l'aria ferma nella stanza a finestre chiuse, che fuori tira vento.

Progetti, discorsi sul futuro, passeggiate intorno al tappetino chè ormai ha il solco dei miei talloni. La paura del vuoto, questa musica che va da qualche ora a riempire domande che forse era meglio non farsi mai. Connessioni: due cervelli che fumano come incensi, mille parole e braccia che stringono ad arginare incertezze. I tuoi piedi, che sbucano calmi dal margine dello schermo. Sapere che quei piedi sono i tuoi, la mia consolazione!
Non ci si dà mai pace, e sembra che oggi non si abbia fatto niente: ebbene l'aria trasuda pensiero.

Un giorno fermo, un giorno senza luce orma-a-ai.

Sì: devo comprare i biglietti per il ritorno, e mai avrei pensato che sarebbe stato così difficile.

venerdì 3 maggio 2013

Erasmus 24_7 @ Berlino!

ENJOY!

Vorrei rigraziarvi cento volte, tutti quanti: la mia Berlino, i miei Erasmus, chi mi ha supportata e soprattutto sOpportata in questa meravigliosa esperienza in cui mi sono tuffata alla cieca per uscirne arricchita di amici e, non posso piú negarlo, dell´emozione di essere ripresa per la prima volta in vita mia!

Grazie a voi ragazzi, Nicco, Ste, Ale, Benji e Schi... Al momento non mi escono le parole giuste per ringraziarvi!

<3

GRAZIE!


giovedì 18 aprile 2013

All roads lead to Erasmus

Mea culpa!

E´ molto che non scrivo nulla.

In breve questo ultimo mese: dopo le elezioni italiane, i quali risultati hanno ben gratificato gli Erasmus tornati in patria per votare con un amorevole schiaffo nell´acqua, si sono susseguiti ritorni, partenze, treni, cittá tedesche e cittá italiane, pranzi eterni, galline giustiziate, varie angosce burocratiche, ospedali italiani  ed ospedali tedeschi, fratelli pizzaioli, schermi spappolati con calci rotanti, concerti, serate flop, neve, pioggia, cinesi che se ne vanno, brasiliani che vengono, ospiti e discorsi che non dimenticheró mai.

Non ho mai fatto un riassunto cosí accurato!

Ora il secondo semestre é iniziato e il sole é finalmente alto in cielo con 23 gradi.. Le due cose stonano nella stessa frase, nevvero?

La prossima settimana una bellissima avventura mi aspetta, cioé quella dell´Erasmus 24_7!
E´ un progetto meraviglioso di due ragazzi italiani che, nell´intento di salvaguardare l´esistenza di un progetto di vitale importanza come l´Erasmus, hanno deciso di girare un film-documentario sui diretti protagonisti, seguendo la vita di sette studenti Erasmus in sette cittá europee. Il progetto Erasmus infatti rischia di doversi estinguere nel giro di pochi anni; come al solito, i fondi per portarlo avanti ci sarebbero, ma la Comunitá Europea decide di investirli in qualcos´altro di piú importante  dell´istruzione e la promozione alla cultura ed alla sensibilizzazione delle nuove generazioni a formare in futuro un popolo Europeo amalgamando le culture, espandendo i limiti delle frontiere e facendoci sentire Europei e non piú cittadini di singole nazioni. Ci sono cose ben piú importanti vero?

Ad ogni modo, indagando sul perché abbiano scelto una ferrarese vagabonda a Berlino, invito tutti a mettere mi piace alla loro pagina su Facebook e seguirli nelle loro peregrinazioni per l´Europa!
Ecco il link!
Speriamo che il loro lavoro sia un passo per sensibilizzare tutti gli spettatori all´importanza dell´Erasmus, intanto io mi sa che la settimana prossima destreggiandomi tra figure barrbine davanti alle telecamere mi divertiró un bel po´!


giovedì 28 marzo 2013

If you try B...erlin, you'll never come back

Freddo moderato, un poncho leggero addosso, stipata in una fila ridicola con venti persone. Carta di credito della Carife in mano, casualmente e innocentemente arancio come la tessera Arci. Un butta che non è un butta, distrutto dalla stanchezza e dalla petulanza di teenagers in preda ai fumi dell'alcol e non più teenagers evidentemente lacerati interiormente per non esserlo più, in cerca di un timbro, una tessera, una sigaretta, un pugno in faccia, una mia occhiataccia. I ferraresi sanno di che posto sto parlando.
Tutti pigiati ad agitarsi in un rettangolo d'ossigeno, smaniosi d'entrare, di far serata, penso -ne varrà davvero la pena...-
No, ferma tutto.

Pensavo non sarei mai arrivata a scrivere questo, non è nel mio stile, fare la snob, fino a quando non è veramente necessario. Premessa: non sono mai stata un'amante delle discoteche, dei locali, dei clubs. Ho poco metro di giudizio, ma questa volta è necessaria un'annotazione.

Nel mio registro mentale "aforismi", rimarrà per sempre impressa questa frase:
"Se provi i club di Berlino, tutti gli altri ti faranno per sempre, irrimediabilmente e perennemente, schifo".

Lo so, il confronto non dovrebbe nemmeno esistere. Non si possono mettere a confronto due città così. Le condizioni per divertirsi sono diverse e diametralmente opposte: da una parte, più la compagnia è grossa e rumorosa, più ci si diverte per dimenticare l'ambiente attorno, per mischiarvicisi. Dall'altra, la compagnia grossa non riesce nemmeno ad entrare. Meno si è, più ci si gode l'atmosfera attorno. Questo è solo uno dei mille punti di differenza, ma finirei con un'ingiusto processo in cui la mia città verrebbe schiacciata, in una lista di patetici punti di confronto, un po' come quei siti in cui ti spiegano come vestirticomportartiparlare se vuoi entrare al Berghain. Patetici.

Ma la smetto con confronti ingiusti ed impari.
Probabilmente la malinconia è tale a volte che in un locale dentro al quale mi sono trovata ieri non si può fare altro che chiudere gli occhi e dirsi
-sonoaltresorsonoaltresorsonoaltresor-

Non è snobbismo. E' solo malinconia. Provare per credere.

lunedì 4 marzo 2013

Diritto al voto, un sogno di gloria?


Art. 48.Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tal fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.

Questi sono i risultati delle iniziative auto-organizzate da tutti gli italiani in mobilità all'estero o in Italia, a cui non è stato concesso di poter votare. Tra questi, ovviamente, gli Erasmus, che sono compresi tra i cittadini italiani che non possiedono la residenza nelle città estere dove momentaneamente risiedono od i requisiti richiesti per poter accedere al voto. Queste persone, secondo la legge italiana non possono votare. Cito direttamente da votoestero.altervista.org: 

«Con il D.L. n^223 del 18/12/2012 subito convertito in legge dal Parlamento Italiano, si regolano le modalità di voto degli Italiani all’estero. Il documento non esclude esplicitamente alcuni italiani dal voto, cosa che sarebbe palesemente anticostituzionale, ma si occupa solo di alcune particolari categorie lasciando fuori tutti coloro che sono studenti, lavoratori, stagisti, ricercatori che non siano iscritti all’AIRE o che non rispondano agli stringenti requisiti richiesti dal DL. Noi quindi non siamo ufficialmente ‘esclusi’, ma ignorati.»
E' così che gli italiani all'estero non compresi nelle categorie sopraindicate,  e quindi anche gli Erasmus, non hanno potuto ufficialmente votare, se non tornando in patria, come ha fatto la sottoscritta. Ma ovviamente siamo stati in pochi a poter tornare a casa, sfruttando la fine del semestre invernale.
Quantomeno gli italiani all'estero non hanno potuto votare ufficialmente: il 21 ed il 23 Febbraio il gruppo di Studenti Italiani attraverso ID Technology ha organizzato seggi autogestiti ed elezioni telematiche, attraverso cui si è potuto simbolicamente votare, non essendo stato possibile spingere il governo italiano a smuovere la situazione con un nuovo DL nei mesi prima delle elezioni. I ragazzi non intendono avere limiti: la campagna è stata estesa a tutti gli italiani all'estero a cui è stato negato il voto ed intendono lottare anche oltre alle elezioni 2013, avendo come obbiettivo l'effettiva e permanente presa in considerazione del valore legale del voto di qualsiasi italiano all'estero. 

C'è qualcosa di peggio dell'essere ignorati? Si può essere percossi, colpiti a morte, ma c'è nulla di peggiore dell'essere chiusi fuori da una così importante considerazione?

Quelli mostrati sono i risultati delle elezioni simboliche: apprezzo ed ammiro il lavoro di questi ragazzi, sebbene il mio può sembrare un blando apprezzamento, essendo una di quelli che ha potuto tornare in Italia a votare al proprio seggio. 

Ora, non voglio sempre fare quella che deve mostrare chissà quale parte politica o urlare al megafono che siamo sotto costante cospirazione. Non voglio dire che i giovani emigranti, per definizione aperti mentalmente, siano di questa o di quell'altra parte politica, che sventolino questa o quell'altra bandiera, e non voglio credere che siano forzatamente tenuti fuori dalle decisioni collettive per il futuro del Paese... 

...ma sinceramente non vedete un sospetto stacco nelle tuttavia ristrette percentuali? 


A chi è andato a vivere a Londra,
a Berlino, a Parigi,
a Milano o Bologna
ma le paure non han fissa dimora
le vostre svolte
son sogni di gloria.

O forse volevo proprio dire, credere o pensare tutto quello che intendevo. 
Meditiamo.  

venerdì 15 febbraio 2013

Oscar Wiiildee

Non ringrazio Dio per la mia intelligenza: ringrazio Dio ogni giorno per aver messo al mio fianco delle persone meravigliose e molto più in gamba di me!

Nella fatica degli ultimi sforzi, muovendo gli ultimi passi tra i paper e probabili bocciature, questo pensiero ultimamente non smette di frullarmi per il cervello, in autobus, nel momento catartico dei ragionamenti per eccellenza, come in una canzone di cui non ho ancora pensato alla melodia...

E ci si riscopre un po' più italiani di quello che si credeva, guardandosi una serata intera di Sanremo in compagnia! (Non capitava dal '97, quell'edizione in cui Chiambretti svolazzava per il palco vestito da angioletto legato come un salame ad un filo. Sì, lo so, avevo 5 anni ma vi assicuro che me lo ricordo bene)

-3 al ritorno per le vacanze "elettorali" di fine semestre : )

Sonic Youth!
Motorcycle!
...e Mallarmè!




domenica 10 febbraio 2013

A Berlino la luce piove dai lampioni

Eh no, eh no 

Non mi faccio illusioni 

Studio vocaboli nuovi 

E pazientemente aspetto

Mi manchi 

Negli aeroporti illuminati 

La notte 

E nell'angolo santo 

Del cuore 

Mi vedi 

Ti spedisco tutti i giorni 

Un pensiero 

E la voce è un soffio 

In Europa 

C'è una strada che mi voglio 

Ricordare 

Un vestito che 

Devo comprare per te 

Grazie GEMA per farmi leggere questo bellissimo testo e dovermici limitare, perchè non si trovano versioni originali da ascoltare su Youtube.

Forse sei in collaborazione clandestina con la mia coscienza per farmi lavorare. 

Forse aspetto solo che arrivi qualcuno che mi dia un coppino e mi dica di studiare.

sabato 9 febbraio 2013

Leggerezza e pesantezza


Oggi e per il resto della mia vita porto sulle spalle un debito, una pesantezza, quello che volete: la causa è che per far sentire gratificata Federella per aver visto Joseph Gordon-Levitt ieri sera alla prima del suo film alla Berlinale (per chi non ha presente, questo toso quidovrei farle un altare e cambiare i fiori ogni giorno, e quando avrò figli, costruire un altare anche in casa loro ricordandogli di quella sera che zia Federella mi ha portata al cinema al Friedrichspalast e inaspettatamente sul red carpet mentre entravamo c'era lo sbarbato in questione. (nda l'attore preferito della mandarina pado-pisana).

Poi col passare delle generazioni la storia si ingigantirà e diventerà che ci abbiamo parlato, è diventato nostro amico, ci ha pagato una vacanza a NY e alla fine ci ha fatto partecipare ad un suo film prima come comparse poi come personaggi ma che purtroppo il film non è stato completato perchè Federella con la sua fama di insofferente verso le intelligenze scarse ha ucciso un'oca sul set sollevando lo sdegno dei vegetariani (- e non mangia nemmeno verdura! - ) facendola diventare una latitante, ed il fatto che non  più in circolazione lo ha fatto diventare un oggetto da collezionismo da ricconi. Poi nel frattempo è morto il regista di una morte misteriosa rendendo il film incompleto ancora più ricercato. Introvabile. Di valore inestimabile. Ma quando questa storia diventerà sì grossa noi saremo a Quel Paese da un bel pezzo.

(e ce la ghigneremo). 

Leggerezza di queste cose, leggerezza della neve che ho trovato stamattina aprendo la finestra! Pesantezza di paper che non sto scrivendo preferendo farmi dei viaggi su il tizio di 500 giorni insieme e leggerezza di un nuovo ventenne che rimarrà mio coetaneo per quattro mesi. 

Angurie albi! Non ti preoccupare, il film con Levitt non lo faccio e non vado nemmeno a NY, perchè la Federella non potrebbe sopportare di vivere un'altra esperienza con me all'estero dopo queste avventure in suolo berlinese!

e non mangia nemmeno verdura!

(prima comparsa di Federella con Joseph, qui)

(lei è quella a destra)

(mh, forse no)

<3

dai che alla fine ti voglio bene fede : )

(ah ecco ho trovato il video giusto)

mercoledì 6 febbraio 2013

Improbabili connessioni di pensieri

"Ammaccabanane"

"Ciao Giovanni, è pur sempre bello ricevere tuoi messaggi sebbene non celino nemmeno sottilmente significato alcuno. Mi fai la ricarica alla carta di credito? Senza non riesco a pagare le tasse universitarie"

"Stabecca. Fammi avere 1000 euro in goleador e ti faccio il bonifico"

Ed ecco qui il pragmatismo più bieco e lapidarietà fraterna nel farsi i propri interessi nel modo più cretino possibile.

<3

PAPERRESEARCHPAPERPRESENTATIONCRITICALbiESSAYREACTIONMEMOEXAMSRUCKANMELDUNGVERLANGERUNG.

Trova l'intruso! Studiare e litigare con l'amministrazone del tuo studentato non risulterà più così stressante!

Queste sono solo due delle millemila connesioni di pensiero diverse che in questi giorni formano ragnatele di distrazioni dentro al mio cervello attutendo l'urgenza di studiare seriamente. Come una scimmia mentale che parte bene, dall'albero giusto, con la giusta motivazione alle nove e mezza di mattina, per poi attaccarsi a qualsiasi liana mentale non cedevole, e di liana in liana, dondolandosi e godendosi un venticello fresco, ritrovarsi alle cinque del pomeriggio su un igloo al polo nord, senza avere la minima idea di come ci si possa essere arrivata. E' questo che fa il mio cervello. Più si concentra più arriva lontano. Un errante e molesto Tarzan nelle connessioni cerebrali.

Uh ah!

Mmblem!

venerdì 18 gennaio 2013

Confini di solitudini che non cadranno mai

Quante facce si vedono ogni giorno a Berlino..

Nella metro, per strada, all'Università: mille facce diverse, occhi sfuggevoli che si incrociano per frammenti di secondo e a volte lasciano un segno. Quel bel viso, quegli occhi stanchi, le occhiaie, un sorriso, le mani sporche di fuliggine, un piede dentro uno stivale, dita che stringono una valigetta, spalle che sorreggono teste dormienti, baci prima di scendere, nasi all'insù, che cercano di orientarsi nella mappa della città, sbuffi al di là del finestrino, quando le porte si chiudono con  l'avvertimento sonoro (einsteigen bitte - zuruckbleiben bitte) e nemmeno i più forsennati gesti al capotreno servono a fermare la ubahn..
Facce bianche, nere, rosse di freddo, pallide d'inverno, nasi, bocche, lingue che si sciolgono in parlate lontane, occhi e mani: tutto si unisce in un volto unico nel mio pensiero, e compone l'identità della mia Berlino, di questa città che guardo dritta in faccia ogni volta che cammino per strada.

La mia Berlino, che osservo distrattamente nei passeggeri in ubahn, in sbahn o negli occhi del conducente dell'autobus a cui mostro regolarmente il mio abbonamento..
La mia Berlino, che è come gli autisti: a volte ignorano tutti i passeggeri che stanno salendo. A volte sanno che dovranno anche far finta di controllare i biglietti ogni tanto, e con sguardo annoiato girano la testa verso l'entrata. Ma a volte la giornata li becca bene, e con uno sguardo tra il paterno ed il soddisfatto salutano e fanno "sì" con la testa mentre gli si mostra il titolo di viaggio. Uno sguardo che ti dice "sì, stai facendo bene, avanti così!".

La mia Berlino è così, indifferente nel freddo e accogliente nei posti meno aspettati; una sorella maggiore instabile capace di buttarmi giù ed allo stesso tempo di capace di consolarmi facendosi da enorme ad una piccolissima frazione di secondo, manifestandosi nella semplicità dello sguardo di un passante.


sabato 12 gennaio 2013

Gnôthi seautón!

Vi presento la mia cura contro la malinconia di ritorno: si chiama Lorenzo, in arte Jovanotti. Ho regalato a mio fratello l'ultima raccolta di pezzi, Backup 1987-2012, e da quando sono tornata a Berlino non passa più nient'altro nel mio Ipod.

Penso a te prima di dormire
guardando il sole che fa spazio all'imbrunire
in questa terra lontana da casa
lontana da te che sei la mia casa

Non lo conoscevo affatto da questo punto di vista: di una semplicità e bellezza spiazzante. Di un'efficacia sconfinata! E' la mia cura migliore ai momenti di scoraggiamento. Ed in ogni caso, sveglia come sono non avevo fatto caso che il nome di questo blog è una citazione da una sua canzone.. Ci sarà anche il suo perchè!

Non è immediato il ri-ambientarsi qui, o almeno non per me. Quanto invidio quegli erasmus che scrivono stati su facebook come "finalmente tornato a Berlino" oppure "eccomi ancora a casa", una volta atterrati di nuovo qui dopo le feste di Natale. Per me invece non è così facile: il cielo nevoso e le giornate ancora brevi non aiutano, gli esami, il poco tempo per fare tutto lascia anche il tempo per trovare tempo d'avere nostalgia. E si trova anche il tempo ed il modo di lasciare la porta spalancata a cattivi pensieri e malinconia.. Pensare che un pezzo di cuore è rimasto là è ogni volta un piccolo trauma!

Ma musica come quella di Jovanotti aiuta!

Ed anche sfuggevoli conversazioni con persone importanti, che scrivono cose importanti che rimangono sul monitor del pc (spappolato per un quarto dopo il viaggio di andata in Italia, ma questa è un'altra storia) e nel cuore.

Esami, paper, research paper, referat, critical essays e critical review sono le parole che sentirò per questo luungo mese che mi separa dal secondo rientro in patria, per le elezioni.

Che suona tanto patriottico!

Nel frattempo penso positivo, per la settimana prossima le massime si fermano a -5°...

Se non eravamo già abbastanza sicuri, ci è arrivata anche la conferma dall'alto che è ora di studiare!