giovedì 28 marzo 2013

If you try B...erlin, you'll never come back

Freddo moderato, un poncho leggero addosso, stipata in una fila ridicola con venti persone. Carta di credito della Carife in mano, casualmente e innocentemente arancio come la tessera Arci. Un butta che non è un butta, distrutto dalla stanchezza e dalla petulanza di teenagers in preda ai fumi dell'alcol e non più teenagers evidentemente lacerati interiormente per non esserlo più, in cerca di un timbro, una tessera, una sigaretta, un pugno in faccia, una mia occhiataccia. I ferraresi sanno di che posto sto parlando.
Tutti pigiati ad agitarsi in un rettangolo d'ossigeno, smaniosi d'entrare, di far serata, penso -ne varrà davvero la pena...-
No, ferma tutto.

Pensavo non sarei mai arrivata a scrivere questo, non è nel mio stile, fare la snob, fino a quando non è veramente necessario. Premessa: non sono mai stata un'amante delle discoteche, dei locali, dei clubs. Ho poco metro di giudizio, ma questa volta è necessaria un'annotazione.

Nel mio registro mentale "aforismi", rimarrà per sempre impressa questa frase:
"Se provi i club di Berlino, tutti gli altri ti faranno per sempre, irrimediabilmente e perennemente, schifo".

Lo so, il confronto non dovrebbe nemmeno esistere. Non si possono mettere a confronto due città così. Le condizioni per divertirsi sono diverse e diametralmente opposte: da una parte, più la compagnia è grossa e rumorosa, più ci si diverte per dimenticare l'ambiente attorno, per mischiarvicisi. Dall'altra, la compagnia grossa non riesce nemmeno ad entrare. Meno si è, più ci si gode l'atmosfera attorno. Questo è solo uno dei mille punti di differenza, ma finirei con un'ingiusto processo in cui la mia città verrebbe schiacciata, in una lista di patetici punti di confronto, un po' come quei siti in cui ti spiegano come vestirticomportartiparlare se vuoi entrare al Berghain. Patetici.

Ma la smetto con confronti ingiusti ed impari.
Probabilmente la malinconia è tale a volte che in un locale dentro al quale mi sono trovata ieri non si può fare altro che chiudere gli occhi e dirsi
-sonoaltresorsonoaltresorsonoaltresor-

Non è snobbismo. E' solo malinconia. Provare per credere.

lunedì 4 marzo 2013

Diritto al voto, un sogno di gloria?


Art. 48.Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tal fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.

Questi sono i risultati delle iniziative auto-organizzate da tutti gli italiani in mobilità all'estero o in Italia, a cui non è stato concesso di poter votare. Tra questi, ovviamente, gli Erasmus, che sono compresi tra i cittadini italiani che non possiedono la residenza nelle città estere dove momentaneamente risiedono od i requisiti richiesti per poter accedere al voto. Queste persone, secondo la legge italiana non possono votare. Cito direttamente da votoestero.altervista.org: 

«Con il D.L. n^223 del 18/12/2012 subito convertito in legge dal Parlamento Italiano, si regolano le modalità di voto degli Italiani all’estero. Il documento non esclude esplicitamente alcuni italiani dal voto, cosa che sarebbe palesemente anticostituzionale, ma si occupa solo di alcune particolari categorie lasciando fuori tutti coloro che sono studenti, lavoratori, stagisti, ricercatori che non siano iscritti all’AIRE o che non rispondano agli stringenti requisiti richiesti dal DL. Noi quindi non siamo ufficialmente ‘esclusi’, ma ignorati.»
E' così che gli italiani all'estero non compresi nelle categorie sopraindicate,  e quindi anche gli Erasmus, non hanno potuto ufficialmente votare, se non tornando in patria, come ha fatto la sottoscritta. Ma ovviamente siamo stati in pochi a poter tornare a casa, sfruttando la fine del semestre invernale.
Quantomeno gli italiani all'estero non hanno potuto votare ufficialmente: il 21 ed il 23 Febbraio il gruppo di Studenti Italiani attraverso ID Technology ha organizzato seggi autogestiti ed elezioni telematiche, attraverso cui si è potuto simbolicamente votare, non essendo stato possibile spingere il governo italiano a smuovere la situazione con un nuovo DL nei mesi prima delle elezioni. I ragazzi non intendono avere limiti: la campagna è stata estesa a tutti gli italiani all'estero a cui è stato negato il voto ed intendono lottare anche oltre alle elezioni 2013, avendo come obbiettivo l'effettiva e permanente presa in considerazione del valore legale del voto di qualsiasi italiano all'estero. 

C'è qualcosa di peggio dell'essere ignorati? Si può essere percossi, colpiti a morte, ma c'è nulla di peggiore dell'essere chiusi fuori da una così importante considerazione?

Quelli mostrati sono i risultati delle elezioni simboliche: apprezzo ed ammiro il lavoro di questi ragazzi, sebbene il mio può sembrare un blando apprezzamento, essendo una di quelli che ha potuto tornare in Italia a votare al proprio seggio. 

Ora, non voglio sempre fare quella che deve mostrare chissà quale parte politica o urlare al megafono che siamo sotto costante cospirazione. Non voglio dire che i giovani emigranti, per definizione aperti mentalmente, siano di questa o di quell'altra parte politica, che sventolino questa o quell'altra bandiera, e non voglio credere che siano forzatamente tenuti fuori dalle decisioni collettive per il futuro del Paese... 

...ma sinceramente non vedete un sospetto stacco nelle tuttavia ristrette percentuali? 


A chi è andato a vivere a Londra,
a Berlino, a Parigi,
a Milano o Bologna
ma le paure non han fissa dimora
le vostre svolte
son sogni di gloria.

O forse volevo proprio dire, credere o pensare tutto quello che intendevo. 
Meditiamo.