venerdì 31 maggio 2013

Questo post non vale niente

La mia camera è un casino, la mia vita è tutto un viaggio. Sono le 12:17 e la roba da leggere dorme nel pc, un pugno di pioggia a fine maggio scaraventata oltre la mia finestra, un raffreddore da orsi ed il biglietto di ritorno in tasca.
Se mi suona il telefono parte Louie Louie, aspetto chiamate, dunque. In programma milkshake, crepes e Kater Holzig.
Berlino riesce a non essere triste con questo tempo, e nemmeno io lo sono!

Il 17 luglio 2013, e non voglio contare quanti giorni mancano, tornerò in Italia, e stavolta ci rimarrò.
Almeno per un po'.
E cerco di pensare a come riuscirò ad arginare la malinconia, mi vengono in mente feste, concerti, studio, visite e vacanze. Tutto va bene finchè la testa sarà occupata.
Ma c'è tempo.

Lampi, tuoni, questa città cerca di dirmi qualcosa. Tenderò di più l'orecchio, ho ancora tempo...


venerdì 17 maggio 2013

e dopo Lana del Ray..

... Abbiamo ancora di che disperarci, camminando per strada, andando in autobus, aspettando la ubahn, la sbahn, il tram, aspettando un amico all'angolo, in fila da Mustafà, in fila al club, facendo caso a tutti gli stramaledetti muri di Berlino: H&M ha deciso di martoriarci ancora il senso della vista con un nuovo bombardamento di pubblicità, e stavolta la protagonista non è una sconosciuta di cui ignoro lo scopo su questa terra, ahimè. Tutt'altro!

E' Beyoncè. Sì, proprio lei. Vi spiegherò la mia disperazione.

Alle volte, i miei tipici momenti di crisi esistenziale, coronati da domande ricorrenti come

"Perchè faccio lingue e non tecniche della moda?"
"Perchè sono a Berlino e non ad Alicante?"
"Perchè non ho fatto una scuola alberghiera invece di un liceo scientifico?"
"Perchè i miei genitori non sono milionari ed entrambi bilingue?"
"Perchè scelsi tedesco e non spagnolo?"
"Perchè il pane è fresco quando è caldo?"
"Quant'è quant'altro?"

culminano con l'ultima, sferzante e mortale domanda:

"Perchè non sono nata Beyoncè?"

Ma questa pubblicità sta riuscendo a farmela odiare, facendo crollare la mia indissolubile e gerarchica scalata alle domande esistenziali bieche e senza fondo, nelle quali mi crogiolo nei momenti di noia, impressionando il prossimo, se mi esibisco verbalmente al di fuori del mio pensiero.

A' Bionsè... Ma non vedi che t'hanno modificato fino a farti diventare una nana senza sedere, ma ciò che è ancora più grave, non troneggi più tra le mie pare esistenziali!?


Senza di te le mie pare non saranno più le stesse.

lunedì 13 maggio 2013

Sò soddisfazioni.

La soddisfazione di trovare, dopo anni di ragionamento e ricerca, la traduzione giusta di un termine in dialetto ferrarese. Non in italiano però - bensì in inglese.

"L'usta" termine intraducibile in una unica parola in italiano, che potrebbe essere reso ma non nella sua pienezza di sfumature con "criterio" o "buon senso" in inglese si può comodamente rendere "common sense". 

Scusate ma la soddisfazione era tale che dovevo scriverlo anche qui.

sabato 11 maggio 2013

Un cuore fritto a forma di pinzino

2 kg di farina, olio, latte, lievito sale e l'aiuto di un paio di forti polsi in più ad impastare: è così che qui a Berlino non dimentico di cosa sanno i pinzini, tondi come li fa la mia nonna, dorati e col buco al centro. 

La soddisfazione di portare un po' di Ferrara anche a tavola qui è tanta, quando tutti chiedono incuriositi ed a bocca piena di cosa si tratta; mai mi sono trovata a spiegare cosa fossero precisamente i pinzini, cresciuta in un paese come Bondeno dove alle fiere ed alle feste in piazza il gazebo sfrigolante d'olio è sempre stato d'obbligo.
Dove i volontari friggono pinzini a volontà, e friggerebbero anche te se potessero, e la gente non ha mai chiesto di cosa sono fatti da quanto sono abituati a mangiarne, avendo sicuramente in casa almeno una persona che li prepara.

Pinzini a Ferrara, gnocco fritto a Modena, e chissà quanti altri nomi ha in giro per l'Emilia, è parte della quotidianità gastronomica di molte famiglie nella mia zona.

Ieri sera qui ad una grigliata improvvisata in studentato ho portato un po' di me a tavola: dentro quei pinzini c'era molto di più degli ingredienti che io e Albi abbiamo usato e la preparazione è stata molto di più di una chiamata Skype a mio papà che a sua volta era al telefono con mia nonna, intenta a spiegare minuziosamente ogni singolo punto della ricetta.

La sua voce felice al ricevitore arrivava anche a me, nelle note di entusiasmo nel precisare i passaggi della preparazione: nei miei nonni vedo la tradizione, e nella voce di mia nonna al ricevitore ieri la contentezza nel portare quella cultura di cui fanno parte attraverso di me anche qui,così lontano da casa, fisicamente e concettualmente.

Nello spiegare cosa c'è dentro, non ho spiegato solo la ricetta.
A quelle facce sorridenti e contente di mangiare qualcosa di nuovo e di italiano io stessa mi sono separata in ingredienti, ho spiegato me stessa dentro quell'impasto, le mie radici, quello che sono i miei nonni, i miei genitori, l'umidità che respiriamo, l'afa d'estate e la nebbia d'inverno, la pianura sconfinata, la nostra incorreggibile "zeta", le ultime difficoltà, la voglia di non mollare di noi emiliani.

E mangiando quel pinzino hanno mangiato anche un po' di me, un po' di tutta la mia terra.




giovedì 9 maggio 2013

Un giorno senza luce ormai.

Potrebbe anche essere che stia ascoltando questo tipo di musica.

Potrebbe essere anche che oggi non sono uscita, che la luce fuori accompagni la musica a me come per andare all'altare; potrebbe essere la polvere sul pavimento, la mia scrivania in preciso disordine, i libri dormienti, la mia pigrizia che langue sotto le unghie smaltate della mia mano destra.

La matita tra le righe stampate in nero su quella Bibbia di diritto privato, un leggero fruscìo che riga l'aria ferma nella stanza a finestre chiuse, che fuori tira vento.

Progetti, discorsi sul futuro, passeggiate intorno al tappetino chè ormai ha il solco dei miei talloni. La paura del vuoto, questa musica che va da qualche ora a riempire domande che forse era meglio non farsi mai. Connessioni: due cervelli che fumano come incensi, mille parole e braccia che stringono ad arginare incertezze. I tuoi piedi, che sbucano calmi dal margine dello schermo. Sapere che quei piedi sono i tuoi, la mia consolazione!
Non ci si dà mai pace, e sembra che oggi non si abbia fatto niente: ebbene l'aria trasuda pensiero.

Un giorno fermo, un giorno senza luce orma-a-ai.

Sì: devo comprare i biglietti per il ritorno, e mai avrei pensato che sarebbe stato così difficile.

venerdì 3 maggio 2013

Erasmus 24_7 @ Berlino!

ENJOY!

Vorrei rigraziarvi cento volte, tutti quanti: la mia Berlino, i miei Erasmus, chi mi ha supportata e soprattutto sOpportata in questa meravigliosa esperienza in cui mi sono tuffata alla cieca per uscirne arricchita di amici e, non posso piú negarlo, dell´emozione di essere ripresa per la prima volta in vita mia!

Grazie a voi ragazzi, Nicco, Ste, Ale, Benji e Schi... Al momento non mi escono le parole giuste per ringraziarvi!

<3

GRAZIE!