giovedì 27 giugno 2013

Il primo volo è il salto più bastardo ma si deve fare

L'Erasmus ti da l'illusione che tutta la vita possa essere così.
Se non si distingue l'Erasmus dalla vita si rimane succubi di un continuo rincorrere il progetto internazionale alla ricerca di renderlo realtà, vita quotidiana.
Una volta finito l'Erasmus il capitolo, per quanto bello, si conclude ed è inutile cedere alla nostalgia, tanto più patetico cercare, cadendo nell'ovvio fallimento, tutti gli aspetti dell'Erasmus nella vita a casa. E' ovvio anche il perchè: ci si ha convissuto per un anno, ed è difficile staccarsene.
La vita è vita, l'Erasmus è un progetto universitario.
La vita non è un Erasmus. Ed immagino che tornare alla vita di prima vorrà dire riconoscere i propri limiti, quei limiti che l'Erasmus fa sperare di non avere, accrescendo il coraggio e lo slancio nelle persone.
Non sto dicendo che l'Erasmus dia illusioni assolute, credo solo che l'Erasmus dia un generoso slancio per buttarsi nel futuro e nelle sue sfide: ma è stupido continuare a cercare nel futuro tutte le caratteristiche della vita dello studente Erasmus. E' stupido cercare nel mondo il torpore ed il benessere del grembo materno. E' stupido non approfittare di quello slancio e invece di tuffarsi nel mondo con quel coraggio, cercare di tornare indietro, alla ricerca di qualcosa che ci ha spinti a vedere più in là del nostro naso ma che ora non c'è più.
La vita ha degli ostacoli che gonfiano le paure fino a dimenticare qual'era l'obbiettivo all'inizio. E l'Erasmus non deve essere un continuo ricorrere a quei 10 mesi per tutto il resto della nostra vita, ma la forza in più nel saltare quegli ostacoli.
L'Erasmus ha solo un difetto, infatti.
L'Erasmus prima o poi deve finire.

- una Rita molto malinconica, Bondeno, 27 maggio


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